Meningite: allarme o no? Tutto quello che c’è da sapere

I dati diffusi dal Ministero della Sanità dicono che l'andamento degli ultimi mesi rispecchia quello degli anni precedenti

Meningite: allarme o no? Tutto quello che c’è da sapere
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Meningite: c’è un reale allarme o la situazione è sotto controllo? I dati del Ministero della Sanità attestano che l’andamento di questi ultimi mesi rispecchia il trend dello stesso periodo considerato nel corso degli ultimi anni. In generale la mortalità riguarda il 10% dei casi riscontrati.

Meningite batterica e virale

Per introdurre al meglio l’argomento, va precisato subito che la malattia si suddivide in due grandi sotto-insiemi e precisamente meningite batterica e meningite virale. La differenza non è da poco: quella più temibile e letale è quella batterica dovuta principalmente a tre germi: emofilo tipo B, pneumococco e meningococco. Come si prende? Bevendo da condutture d’acqua incrostate o dove prosperano questi batteri ad esempio, ma anche stropicciandosi gli occhi dopo essere venuti in contatto con i batteri interessati. Le forme di meningite, invece, dovute a virus sono generalmente meno gravi anche se più facilmente trasmissibili (con starnuti, baci, contatto fisico continuato ecc.).

Nessun allarme

Sostanzialmente la meningite virale è più facile da contrarre ma si guarisce alla svelta; quella batterica è meno contagiosa ma più mortale. In età pediatrica la gravità della meningite è più elevata. Non esiste un allarme vero e proprio dunque, al momento: la diffusione della meningite in generale è bassa ed è rimasta costante negli ultimi cinque anni. L’unica variazione epidemiologica riguarda un focolaio di meningococco C circoscritto in un’area specifica (Toscana) dov’è stato subito predisposta l’offerta gratuita della vaccinazione.

Il calendario Lea

La forma più grave, dunque, è quella causata dal batterio chiamato meningococco, a sua volta suddiviso in altri sotto-ceppi. La vaccinazione contro questo tipo di «microbo» è utile e viene vivamente raccomandata soprattutto per le categorie a rischio. I vaccini sono tutti inseriti nel cosiddetto «calendario Lea» (ovvero la tempistica dei «Livelli essenziali di assistenza» erogati dal Ministero della Salute pubblica) e restano in vigore dal 2017 fino al 2019. Questi presìdi vengono offerti gratuitamente a determinate fasce di popolazione considerate ad alto rischio di infezione.

Ogni regione ha il suo vaccino

Bisogna tener presente che l’offerta vaccinale cambia da regione a regione, anche se presto il Governo ha promesso di renderla più omogenea; i sintomi iniziali sono quelli di una forte influenza con mal di testa e febbre alta. Per gli adulti la vaccinazione non è di norma raccomandata, salvo in caso di fattori di rischio, ma si può richiedere il vaccino (a pagamento) rivolgendosi al proprio medico di base.

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